lunedì 7 settembre 2015

Ospedale Unico? No grazie!

Il giorno 4 settembre si è riunita la VI Commissione per discutere e aggiornarsi sulle scelte della Regione Veneto in merito all’ospedale unico.

È stato illustrato come storicamente si fosse giunti alla decisione di realizzare l’ospedale unico, che vedeva d’accordo fino al 2013 la Conferenza dei Sindaci, pur con qualche osservazione, e quali fossero stati i criteri che avevano portato alla scelta del sito di San Donà di Piave in località Calvecchia. Solo dopo questa scelta, che escludeva il sito di Portogruaro, le istituzioni politiche locali si sono mosse contro l’ipotesi dell’ospedale unico.

Nel dibattito in commissione è emerso anche che la mancanza di un presidio ospedaliero qualificato nel portogruarese, abbia accentuato la fuga dell’utenza verso il vicino Friuli; dati alla mano tra Portogruaro, Cinto Caomaggiore e San Michele al Tagliamento, più di 2000 cittadini hanno scelto le strutture della vicina regione per curarsi, sei volte tanto rispetto alla vicina città di San Donà di Piave.

Il Sindaco Maria Teresa Senatore ha dichiarato che a seguito di vari incontri in Regione, sia per arginare queste fughe, sia perché il territorio ne richiede la presenza, è stato assicurato il mantenimento delle due strutture, una a Portogruaro ed una a San Donà, notizia già trasmessa tramite comunicato stampa in data 18 agosto dalla Giunta Regionale.
Inoltre si sta monitorando la situazione del reparto di ostetricia e ginecologia che dovrebbe riaprire entro fine mese (è di ieri la comunicazione dell’avvenuta assunzione di due ginecologi per Portogruaro).

Per quanto riguarda la posizione del nostro Movimento, rappresentato dal Consigliere Claudio Fagotto, è stata condivisa la scelta della razionalizzazione della sanità locale su due siti e l’abbandono del progetto di ospedale unico, a cui siamo stati da sempre fortemente contrari. 
Nella fase di riprogrammazione monitoreremo affinché l’ospedale di Portogruaro diventi il baluardo della sanità veneta, perché un ospedale di qualità può produrre meno fughe verso il Friuli (con un recupero di costi per circa 50 milioni di euro) e diventare attrattivo per i pazienti da fuori regione, tenendo anche in considerazione il grande bacino balneare che viene servito per quattro mesi all’anno.
Riteniamo che per ottenere questo risultato un ospedale debba avere questi reparti fondamentali: medicina, chirurgia, ostetricia e ginecologia, pediatria, e di questo ci faremo portavoce presso i nostri rappresentanti regionali in Commissione Sanità. 
Alla luce delle recenti assunzioni per il reparto di ginecologia, monitoreremo il rispetto dei tempi per la riapertura.
Affinché l’offerta ospedaliera venga tarata in base alle esigenze del territorio, riproporremo con forza la richiesta dell’istituzione del registro tumori, richiesta già avanzata in passato alla precedente amministrazione ma non adeguatamente sostenuta.

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