venerdì 18 settembre 2015

Riforma Sanità Veneto Orientale: un punto di vista

Condividiamo il post dell'amico Marco che ci spiega cosa sta succedendo alla sanità, in particolare a quella veneta di cui tanto si parla in questi giorni.
Un pensiero in particolare vedrà d'accordo tutte le persone di buon senso:
'Quando si capirà che la Sanità è fatta di medici e infermieri e non di politici e vertici amministrativi a loro volta politicizzati e accomunati da un unico progetto allora il terreno per il cambiamento del Sistema Sanitario Nazionale sarà in atto'

"Prende corpo la grande riforma della sanità veneta orientale delineata dal nuovo Piano SOCIO - sanitario regionale. Tra i punti cardine della riforma il "rafforzamento della Sanità territoriale con la nascita degli OSPEDALI DI COMUNITA’ e delle medicine di gruppo integrate per portare le cure più vicine alla gente, nessun taglio di posti letto, ma una diminuzione di quelli per acuti a favore dell'attivazione di letti di comunità. Ma che cos’è la medicina di gruppo integrate per portare le cure più vicino alla GENTE? Semplicissimo sedi dove sono previsti studi per i medici, locali dedicati alle attività infermieristiche (medicazioni, iniezioni, vaccinazioni ecc…), oltre ad adeguati spazi comuni per l’attesa e una postazione per il “call-center”, servizio questo a cura del personale di segreteria. Notate bene……………reparti e forse ambulatori di medicina generale non esisteranno, verranno sostituite con visite ambulatoriali (per capirci quelle che fanno i medici di base). Gli acuti o casi gravi entro la proverbiale "golden hour", verranno trasferiti negli ospedali per acuti suddivisi in HUB di riferimento Europeo (esempio veneto sono al momento le aziende ospedaliere di Padova e Verona), in HUB di riferimento provinciali (gli ospedali capoluogo) e in nosocomi "di rete", tarati sull'assistenza di circa 200mila abitanti l'uno. Nel nostro caso probabilmente a Mestre.
Ma che cos’è l’ospedale di comunità?
L'ospedale di Comunità è una struttura residenziale in grado di erogare assistenza sanitaria di breve durata. E' riservata a quei pazienti che, pur non presentando patologie acute ad elevata necessità di assistenza medica, non possono tuttavia essere assistiti adeguatamente a domicilio per motivi SOCIO sanitari. Possono accedere ad esempio malati affetti da patologie croniche che periodicamente necessitano di controlli o terapie particolari, persone che a seguito di malattie acute o evolutive necessitano di terapie difficilmente erogabili a domicilio, malati in fase preterminale-terminale non gestibili a domicilio.
Il presidente del Veneto, Luca Zaia, l'ha definita una riforma "epocale, non solo perché viene dopo 17 anni dal precedente Piano SOCIO-sanitario, ma perché disegna un'organizzazione sanitaria moderna e capace di essere efficiente per vari anni a venire. Siamo già molto più avanti di altri in giro per l'Italia - ha aggiunto Zaia, perché il nostro tasso medio di ospedalizzazione è di 7 giorni contro i 30 di alcune altre Regioni, e con questa riforma manterremo la leadership nazionale. Zaia (Lega Nord) dimostra con i numeri “7 su 30 giorni” che la sanità ragiona su concetti di profitto e non di cura e salute.
 
Ma c’è qualcosa di più.
I 17 anni dal precedente Piano Socio sanitario indicati da Zaia non sono distaccati da questo nuovo Piano SOCIO sanitario ma è solamente la continuazione in evolversi di un progetto finanziato con decine di miliardi stanziati da oltreoceano per finanziare i vertici amministrativi e le fondazioni private in linea con il Tavistock Institute e i suoi protocolli. Progetto oramai arrivato alla sua conclusione con questa nuova riforma sanitaria che non è solo la riforma distruttiva del concetto base di sanità dove il medico si deve impegnare a ripristinare una oggettiva condizione di salute (indipendentemente dai giorni di ricovero) e la relazione tra medico e paziente è fortemente asimmetrica poiché caratterizzato da un’etica paternalistica dove il paziente non solo è privo della conoscenza tecnica ma anche incapace di decidere moralmente.
Ma è una riforma che nasconde uno dei parametri di un totalitarismo rovesciato e mascherato come sistema garante della collettività.
Non è un caso che a partire dalla fine degli anni ’70 in Italia si sono avute ben cinque revisioni del codice di deontologia medica avvenute nel 1978, 1989, 1995, 1998, 2006. Ogni riforma sanitaria (materia complessa anche per la sua evoluzione e rivoluzione scientifica) deve comunque passare e non bypassare i due principi fondamentali del paternalismo medico che sono il principio di beneficenza e il principio di non maleficenza.
Mi spiego meglio, i principi etici che sono alla base del paternalismo medico sono il principio di beneficenza – che prescrive l’obbligo di agire per il bene del paziente – ed il principio di non maleficenza - che esprime l’obbligo di non arrecare danno al paziente. Quando si capirà che la Sanità è fatta di medici e infermieri e non di politici e vertici amministrativi a loro volta politicizzati e accomunati da un unico progetto allora il terreno per il cambiamento del Sistema Sanitario Nazionale sarà in atto.
Lo stato attuale è un paese soggetto a una ideologia assai deviante attraverso una sperimentazione di matrice pseudo-scientifica gestita su larga scala e sovvenzionata, foraggiata e promossa da un’élite medico/militare dominante in una vastissima e immensa operazione socio-culturale. pericolosissima per tutta la società civile" (Marco Attard)