sabato 30 settembre 2017

Fusione LTA

FUSIONE LTA
Immaginate di aprire il rubinetto di casa e di riempire un bicchiere d'acqua.
Chiunque di noi vede in quell'acqua un bene necessario per la propria sopravvivenza, per la propria salute, per il sostentamento dei propri campi e del proprio mestiere.
Tutte attività quotidiane che ci permettono di vivere.
C'è chi invece in quel bicchiere d'acqua vede un'opportunità per generare appalti, poltrone, consenso popolare, profitto, e tenta in tutti i modi di aggirare l'esito di un referendum che ha portato ventisei milioni di italiani a votare affinché questo servizio, rimanesse un "bene comune".
Se il nostro gruppo non avesse richiesto il rinvio di quella delibera che doveva essere votata nello scorso Consiglio Comunale, oggi nulla di più si saprebbe su una fusione che voleva passare inosservata.
Il Pd avrebbe continuato a vigilare silenziosamente che venissero eseguite le disposizioni del partito, e la maggioranza avrebbe taciuto su importanti questioni.
È bastato la nostra richiesta di rinvio per scatenare giornali, Blog, social, TV.
Ma tutto questo non doveva essere fatto prima di votare?
L'informazione non doveva preoccuparsi per tempo di informare i cittadini di quello che succedeva nelle segrete stanze e di quello che era il vero oggetto del contendere, con accordi che si stavano delineando alle spalle di tutti?
O era più importante screditare come sempre il M5S definendolo stampella, descrivendoci come imbarazzanti e inutili curiosi?
Certo, curiosi!
Perché quanto si decide dentro quelle porte riguarda tutti noi: nei consigli di amministrazione o nell’assemblee dei soci di una multinazionale si decide della nostra acqua “bene comune”. 
E questo modo di gestire un "bene comune" è una chiara sottrazione di democrazia volta a favorire le grandi fusioni tra le maggiori società che gestiscono l’acqua pubblica sul territorio nazionale, tutte quotate in borsa, e di cui è meglio non parlare.
E allora ve lo diciamo noi di cosa non si voleva parlare:
Tutta la questione è ruotata intorno a due aspetti:
Primo: fare in modo che attraverso investimenti anche inutili ma volti a generare patrimonio, ad esempio con la costruzione di uffici piuttosto che di condutture idriche, si potesse andare a trattativa con una forza contrattuale basata sul possesso piuttosto che sull'efficienza del servizio, con una spartizione di quote frutto quasi esclusivamente di un accordo politico.
Secondo: gestire il Piano degli Interventi recentemente approvato, vero cuore della questione, piano che definisce in modo puntuale che interventi vanno fatti e dove vanno fatti, in pratica circa 400 milioni di lavori che verranno spartiti e che pagheremo nei prossimi 30 anni noi cittadini in bolletta.
Su questo secondo punto c'è stata la vera battaglia politica, badando ognuno a difendere il tombino davanti casa.
Due aspetti in cui l'acqua come servizio non viene neppure nominata.
Ricordiamo che una volta che la fusione sarà operativa tutti, e diciamo proprio TUTTI i cittadini, saranno utenti della stessa società, con uguali diritti e doveri.
Partendo da questo presupposto appare chiaro che l'acqua non può e non deve essere terreno di scontro politico, che quando si va a definire un piano di interventi si deve guardare all'intera area, che non possiamo essere miopi e guardare solo al proprio tombino o conduttura senza minimamente considerare che magari vi sono delle criticità maggiori che urgono una soluzione.
Ma il presupposto per fare questo è un cambio di prospettiva, in cui il cittadino sia messo al centro del servizio e non relegato a mero pagante di interventi che a volte vediamo essere una scusa per ottenere consenso elettorale o peggio per distribuire appalti.
La commissione aggiuntiva che abbiamo richiesto ed ottenuto ci ha permesso di fare luce su alcuni importanti questioni:
Abbiamo per esempio capito che la maggioranza sta attendendo la firma dell'accordo interregionale, e questo la dice lunga di quanto si fidino dei livelli superiori di governo del territorio.
Abbiamo capito che l'accordo interregionale era parte importante di questa fusione e del futuro del nostro servizio idrico, ma che questo accordo non è ancora stato firmato e non è stato possibile neanche vederlo.
Abbiamo capito che trasformare la nuova LTA in una società del valore di 18 milioni di euro, servirà per trattare meglio la prossima inevitabile fusione con il gestore pordenonese Hydrogea.
Abbiamo capito che i verbali delle riunioni pare siano cosa segreta, data la difficoltà a reperirli, ma che dalla loro lettura molto si è potuto intuire circa la discussione che vi è stata tra i sindaci del territorio.
Abbiamo capito anche che per qualcuno le commissioni sono una inutile perdita di tempo, avendo probabilmente altri canali informativi e quindi non ritiene utile discutere e dare il proprio contributo in quella sede pubblica istituzionale, perché evidentemente ai cittadini bisogna raccontare la storiella come meglio aggrada.
Insomma tutto il contrario di come il Movimento 5 Stelle considera debba essere la gestione della cosa pubblica, in cui trasparenza e condivisione delle decisioni che dovrebbero essere alla base di un sistema democratico, sono mancate in modo assai marcato.
Ed ecco allora che leggiamo sui giornali le conseguenze di questa difesa dell'orticello:
comuni come Cordenons vengono visitati da Hydrogea e, per mero calcolo politico vengono lusingati a cambiare casacca.
Comuni come Fiume Veneto decidono non solo di votare contro la fusione ma di uscire addirittura da LTA.
Comuni come Cercivento dal 2005 mantengono il controllo diretto del loro sistema idrico resistendo stoicamente dall'attacco delle società di gestione.
Il dibattito sulla sede legale poi diventa emblematico di quanto la politica entri in discussione su alcuni argomenti senza portare una reale utilità per il cittadino ma solo per creare vetrine virtuali di sfoggio personale da esibire come medaglie in campagna elettorale.
Noi del Movimento 5 Stelle condividiamo pienamente che Il bacino idrogeologico naturale nostro è nell'ambito friulano, e sentire parlare di Veritas o di altre aggregazioni possibili frutto delle fantasie di qualcuno ci ha lasciato basiti!
E, ovviamente, questa è l'informazione che viene data ai cittadini, forse per distrarli da quelle che dovrebbero essere le loro reali preoccupazioni, e cioè che tutta questa aggregazione e ingrandimento abbia il fine di preparare il terreno a una privatizzazione del servizio contro la quale si sono già espressi in sede di referendum nazionale
Invece tutto doveva andare silenziosamente secondo quanto previsto dalla legge regionale friulana fortemente voluta dalla Presidente Serracchiani, una legge che prepara la strada per quel futuro che nessuno vuole nominare ma che ha un nome ben preciso: privatizzazione.

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